Nell’articolo precedente (https://www.compitipoint.it/blog/un-approfondimento-su-adhd/) abbiamo conosciuto meglio ed approfondito le caratteristiche del disturbo da deficit di attenzione ed iperattività, la diagnosi e l’eziologia. Nel seguente articolo ci soffermeremo sull’intervento, in particolare nel contesto scolastico del bambino e vedremo insieme alcune strategie che possono essere messe in atto dagli insegnanti al fine di gestire in maniera più efficace le difficoltà legate a questo disturbo.

Come già anticipato alla fine dell’articolo precedente, è importante che l’ADHD venga trattato in maniera multimodale, coinvolgendo tutte le parti vicine al bambino. La presa in carico del bambino con ADHD da parte delle Neuropsichiatrie infantili territoriali include, oltre agli interventi con il bambino (child training) e con i genitori (parent training), un percorso di teacher training per gli insegnanti. Si tratta di una formazione rivolta a docenti che hanno in classe uno o più bambini diagnosticati e che ha lo scopo di favorire la conoscenza del funzionamento cognitivo del bambino con ADHD, affinchè essi possano applicare tecniche e strategie educative e didattiche efficaci. In particolare, le competenze sulle quali si lavora durante il percorso sono:

  • La capacità di osservare e interpretare adeguatamente il comportamento del bambino all’interno della classe. Attraverso la presentazione del disturbo, dei principali sintomi e delle difficoltà legate ad esso, lo scopo è quello di chiarire la vera natura del disturbo ed evitare l’instaurarsi di false credenze, ad esempio che il comportamento del bambino sia imputabile a una scarsa funzione educativa dei genitori.
  • La capacità di strutturare spazi, tempi e compiti in modo da sostenere l’apprendimento del bambino con ADHD. Lo scopo è quello di mostrare come poter intervenire sull’ambiente al fine di ottenere dei cambiamenti nelle manifestazioni comportamentali del bambino.
  • La capacità di utilizzare in modo efficace strumenti e strategie per favorire l’integrazione del bambino con ADHD all’interno del gruppo classe. Le strategie presentate ai docenti per una migliore gestione dell’alunno in classe, hanno lo scopo di aumentare le relazioni sociali del bambino, che spesso fatica a gestire i rapporti con i pari, considerate le difficoltà a gestire le proprie emozioni e a controllare i propri impulsi.

Una buona alleanza e una buona comunicazione scuola-famiglia sono in questo caso indispensabili. È importante, a tal fine, che gli insegnanti pongano attenzione alla situazione del bambino, nell’ottica di comprenderne i meccanismi e costruisca un progetto che favorisca al meglio l’adattamento scolastico.

Il bambino iperattivo è molto vivace, sempre in movimento, fatica a stare in silenzio e a stare fermo, per questo necessita di essere impegnato in attività stimolanti ed eccitanti; il bambino impulsivo è dirompente, vulcanico, impaziente, esagerato nell’agire e nel reagire; il bambino disattento è distratto, disordinato, “perso nel proprio mondo”. Per questi motivi il bambino con ADHD è un bambino con cui serve molta pazienza, determinazione, amorevolezza e autorevolezza. Sebbene di primo acchito possa sembrare un bambino esuberante, maleducato e prepotente, è bene ricordare che si tratta di un bambino che ha delle fragilità che è opportuno comprendere, prima di imparare a gestire. Conoscere e capire il suo funzionamento è infatti il primo passo per entrare in relazione con il bambino e aiutarlo a crescere e sviluppare le sue potenzialità.

Di seguito indichiamo alcuni suggerimenti pratici generali che possono divenire utili:

  • le regole di comportamento da seguire a scuola vanno spiegate bene, in modo calmo, ma autorevole e se possibile anche illustrate visivamente. È importante che il bambino ci ascolti (verificare il contatto oculare) e che tali regole vengano ripetute regolarmente, almeno inizialmente, al fine di ricordarle meglio e per verificare che tutti le abbiano comprese. È importante anche spiegare quali sono i comportamenti inappropriati e perché, facendo degli esempi insieme ai bambini (“perché è importante lasciar parlare il proprio compagno senza interromperlo?”). Le regole devono essere altresì semplici da capire e seguire;
  • il lavoro in classe inoltre dovrebbe essere organizzato e strutturato tenendo contro dei tempi di attenzione dei bambini e mantenendo un’alternanza attività-pausa-attività-pausa… se possibile dare una struttura anche ai momenti di attività non strutturata (es. intervallo), in quanto i tempi e gli spazi dilatati favoriscono i comportamenti-problema;
  • evitare di rimproverare, perché spesso i rimproveri sono inutili e tendono a peggiorare la relazione con il bambino ed evitare di assegnare castighi in quanto le punizioni sono solitamente vissute come ingiustizie. È importantissimo invece gratificare, lodare, rinforzare tutti quei comportamenti adeguati, soprattutto quelli che si verificano poco frequentemente e che sono per loro più impegnativi.

Analizziamo ora alcuni comportamenti che si riscontrano tipicamente nei bambini con ADHD, soprattutto nei primi anni della scuola primaria, e vediamo insieme delle strategie che possono essere utili per gestire questi comportamenti.

Se il bambino si alza e vaga per la classe

  • COSA FARE? è possibile creare un angolo relax e introdurre dei momenti di pausa che il bambino potrà chiedere all’insegnante ad esempio una volta all’ora. È possibile assegnargli dei compiti in cui si possa muovere (es. andare in segreteria, consegnare delle schede).
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? rimproverarlo, dare note di richiamo, dargli punizioni.
  • PERCHE’? perché fa fatica a contenere l’impulso di muoversi e alzarsi e proprio per le sue caratteristiche questa necessità di movimento è un bisogno fisico che non riesce ad inibire.

Se il bambino gioca con il materiale sul banco

  • COSA FARE? lasciare sul banco solo il materiale che necessita per la lezione, senza altri materiali che potrebbero distrarlo. Stabilire con lui semplici regole per tenere in ordine banco e zaino.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? richiamarlo continuamente e rimproverarlo se giocherella senza disturbare o richiamarlo per il caos sul banco o nello zaino.
  • PERCHE’? perché l’intolleranza alla noia è una sua caratteristica e per questo motivo più materiale ha a disposizione più tenderà a giocherellarci in quanto fatica a stare “inattivo”.

Se il bambino disturba la lezione e chiacchiera

  • COSA FARE? collocare il suo banco in una posizione strategica, lontana da possibili distrattori, vicino ai compagni più attenti e vicino alla cattedra, cosicché l’insegnante possa sempre tenerlo sott’occhio, agganciare il suo sguardo e richiamarlo al silenzio con un gesto. Concordare delle pause e dei momenti in cui può chiacchierare liberamente.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? pretendere il silenzio assoluto, farlo sedere in ultima fila vicino a compagni chiassosi.
  • PERCHE’? L’iperverbalità è una loro caratteristica che, come per il movimento, non riescono ad inibire, il silenzio per loro è noia.

Se il bambino è troppo caotico e vivace nel gioco

  • COSA FARE? ricordare le regole e assicurarci che ci stia ascoltando, avvisarlo quando sta esagerando con un segnale (può essere visivo o uditivo), prevenire situazioni per lui potenzialmente eccitanti, usare il time out se vi sono ripetute manifestazioni di comportamento inadeguato (strategia che consiste nel “chiamare” del tempo in cui il bambino è invitato a calmarsi e riflettere sulle conseguenze della propria condotta)
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? urlare e minacciarlo di togliergli giochi, fargli saltare uscite/intervalli.
  • PERCHE’? perché ama il caos e si comporta spesso in maniera esagerata per sua caratteristica.

Se il bambino commette sempre gli stessi errori

  • COSA FARE? ripetere in maniera frequente le regole e aiutarlo a capire quando e perché sbaglia, invitarlo a riflettere e riconoscere gli errori in autonomia e spronarlo a chiedere aiuto quando necessario.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? rimproverarlo quando sbaglia, sottolineando il fatto che commette sempre gli stessi errori.
  • PERCHE’? perché tende a dimenticare le regole e le conseguenze dei comportamenti scorretti, fatica a riconoscere di aver sbagliato e perché solitamente non pensa prima di agire.

Se il bambino fatica ad essere paziente e ultimare compiti lunghi e faticosi

  • COSA FARE? allenarlo ad attendere ogni giorno un po’ di più, dividere i compiti in più parti e se necessario stargli accanto quando deve terminare un compito o un’attività, rinforzandolo per il suo operato. Anticipare la durata e la difficoltà del compito, al fine di aiutarlo a gestire meglio il tempo.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? assegnargli compiti lunghi e troppo difficili; pretendere che stia fermo e in silenzio se deve attendere
  • PERCHE’? perché essere pazienti significa essere lenti e questo è per loro molto noioso. La loro attenzione sostenuta è solitamente breve.

Se il bambino ha la testa tra le nuvole e si distrae facilmente

  • COSA FARE? ridurre i distrattori, richiamare la sua attenzione coinvolgendolo, verificare se ascolta anche quando sembra distratto, concedere eventualmente una pausa.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? Ripetergli continuamente “stai attento!” e rimproverarlo, pretendere che stia concentrato a lungo.
  • PERCHE’? la disattenzione è sintomo del disturbo e difficilmente controllabile.

Se il bambino fatica ad organizzarsi

  • COSA FARE? ricordargli la sequenza delle azioni che deve svolgere, utilizzando eventualmente immagini visive, suddividere i compiti in attività più piccole.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? rimproverarlo e pretendere che diventi ordinato e preciso. PERCHE’? il bambino con ADHD ha un deficit specifico nelle funzioni esecutive, per questo motivo pianificazione ed organizzazione sono attività tutt’altro che semplici. Inoltre, hanno solitamente un’errata percezione del tempo.

Se il bambino perde e dimentica gli oggetti frequentemente

  • COSA FARE? ricordargli il materiale da portare a scuola ed insegnargli a fare liste e check che lo aiutino a monitorare questo aspetto, fare promemoria visivi.
  • COSA È BENE EVITARE DI FARE? rimproverarlo, sostituirsi a loro nella preparazione del materiale, pretendere troppa precisione.
  • PERCHE’? è per sua caratteristica sbadato e smemorato.

Questi sono solo alcuni dei comportamenti tipici di questi bambini. È importante ribadire che capire bene il profilo di funzionamento del bambino, aiuterà gli insegnanti a fornire gli strumenti di cui il bambino ha bisogno e lo aiuterà nel suo processo di crescita a scuola, a casa e negli altri contesti di vita. Più il bambino sperimenterà successo e riceverà gratificazioni, più sarà motivato a ripetere le azioni che abbiamo rinforzato e più sarà collaborativo e svilupperà autostima e fiducia in se stesso.

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