Nell’articolo precedente (https://www.compitipoint.it/blog/il-bambino-con-adhd-a-scuola/) abbiamo conosciuto meglio alcune strategie che possono essere utilizzate dagli insegnanti nel contesto scolastico al fine di gestire in maniera più efficace le difficoltà legate all’ADHD. In quest’articolo invece ci concentreremo sull’intervento con i genitori.

Perché è importante lavorare con i genitori?

Non solo perché le richieste di cura e di accudimento rispetto a un bambino senza il disturbo sono maggiori, ma anche perché i comportamenti problematici dei bambini con ADHD rischiano di influenzare in maniera negativa le relazioni familiari e favoriscono l’incremento dei livelli di stress dei genitori. A causa del disagio e della situazione stressante, i genitori tendono infatti a sviluppare strategie educative e modalità relazionali poco efficaci.

Nel parent training i genitori imparano a comprendere la sofferenza del figlio, acquisendo informazioni precise sul disturbo ed imparando a gestire conflitti ed emozioni, oltre che ad utilizzare in maniera consapevole e coerente rinforzi e punizioni e a favorire l’emergere di comportamenti positivi e funzionali per l’intero nucleo familiare. Secondo le linee guida SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) tale intervento è considerato “una via per migliorare il comportamento di bambini con ADHD aiutando i genitori a riconoscere l’importanza delle relazioni con i coetanei, ad insegnare, in modo naturale e quando ve ne è il bisogno, le abilità sociali e di crescita, ad acquisire un ruolo attivo nell’organizzazione della vita sociale del bambino, e a facilitare l’accordo fra adulti nell’ambiente in cui il bambino si trova a vivere”.

L’ambiente familiare costituisce senza dubbio il primo contesto in cui possiamo agire efficacemente per migliorare la capacità del bambino di autoregolarsi.

In che modo è possibile modificare tale contesto per aiutare nostro figlio?

  • creare un ambiente prevedibile, offrendo informazioni di ritorno al bambino circa il perché si è verificata una conseguenza, esplicitando in maniera chiara quali sono i motivi per cui è stato premiato o punito e dicendo al bambino cosa DEVE fare piuttosto che quello che NON deve fare;
  • evitare di inibire la sua capacità di sperimentazione e di movimento, bloccandolo con ripetuti Cercare di dare un’alternativa di comportamento a quello che sta facendo, se è un’azione che si ritiene pericolosa. Ad esempio: “non puoi arrampicarti su quel muretto alto, ma possiamo farlo in sicurezza in una palestra di arrampicata”.
  • instaurare delle routine, stabilendo ed esplicitando regole stabili e rispettate da tutti i membri della famiglia. Regolarità e scadenze prestabilite forniscono al bambino una cornice per comprendere quello che accade intorno a lui (es. se il bambino sa che ogni domenica sera si esce con i nonni a mangiare la pizza, il bambino saprà in anticipo di non poter andare a una cena con gli amici la domenica sera, perciò potrà contrattare con gli amici di cambiare giorno, evitando di fare i capricci con i genitori perché si era già accordato). È importante cercare di organizzare le attività da svolgere specificando inizio e fine ed evitare di modificare senza preavviso il programma della giornata. Le regole invece aiutano il bambino a sapere in anticipo quali azioni sono da considerare fuori dalle norme e quali sono le conseguenze che ne possono derivare. Non devono essere troppe né troppo esigenti, in quanto si renderebbe il bambino incapace di rispettarle e quindi più insicuro;
  • le indicazioni e le richieste devono essere brevi (una decina di parole) e semplici. È importante che il bambino ci ascolti con piena attenzione, se non siamo sicuri che abbia compreso, possiamo chiedere al bambino di ripetere la richiesta. Descrivere passo per passo al bambino cosa deve fare e formulare una richiesta che sia adeguata alle sue capacità;
  • tenerlo lontano da tutte le possibili fonti di distrazioni (tablet, tv, animali domestici, telefono, fratelli…) se sta svolgendo un’attività importante, ad esempio durante lo svolgimento dei compiti;
  • creare un tempo privilegiato con il figlio, un momento da dedicare al proprio figlio (anche solo 10 minuti appena possiamo) e ad attività piacevoli da svolgere insieme. È importante ripetere regolarmente questo momento e condividere alcuni interessi con il bambino (può essere lo stesso bambino a proporre al genitore le attività, coinvolgendolo in interessi personali), godendo il clima rilassante di interazione positiva, senza alcuna aspettativa;
  • praticare degli esercizi quotidiani di consapevolezza (mindfulness) del momento presente al fine di allenarci ad essere sempre più presente nelle interazioni con il figlio;
  • evitare di fare paragoni con altri bambini o altri fratelli/sorelle in quanto potrebbe farli sentire inadeguati e non all’altezza.

Ogni bambino deve essere visto nel suo insieme: è importante avere in mente i punti di forza dei propri figli per apprezzare e rinforzare gli aspetti positivi e renderli in questo modo più frequenti; è altresì rilevante conoscere i punti di debolezza per trovare delle strategie per renderli meno evidenti e frequenti, se possibile, e tenere conto della fatica e dell’impegno del bambino.

In ogni famiglia ci sono condizioni particolari che spesso portano il bambino a manifestare comportamenti inadeguati, così come situazioni particolari che possono portare il bambino a manifestare comportamenti adeguati. Riconoscere la presenza di tali situazioni ci aiuta a non agire istintivamente, diventando talvolta dispensatori di punizioni agli occhi nostri e dei nostri figli e quindi ad essere più consapevoli della possibilità di intervenire in maniera alternativa sulle azioni inadeguate, evitandone addirittura la comparsa e di conseguenza aumentando il nostro senso di competenza genitoriale.

È importante quindi allenarsi ad osservare ed essere ben consapevoli di quelle condizioni esterne e/o interne che fungono da micce (per noi e per i nostri figli) e che contribuiscono a scatenare comportamenti indesiderabili, in modo da disinnescarle. È possibile, infatti, agire d’anticipo per prevenire i comportamenti e le situazioni problematiche, in altre parole agire sugli antecedenti.

Notare l’antecedente di un problema è importante in quanto permette di attuare una sorta di problem solving, un piano a 5 fasi per risolvere situazioni che potrebbero divenire problematiche. Esso consiste nel:

  • individuare esattamente il problema
  • pensare a tutte le soluzioni possibili, anche le più assurde
  • considerare i pro e i contro delle alternative individuate
  • formulare un piano dettagliato della soluzione scelta
  • verificare di aver eseguito bene il piano e aver raggiunto lo scopo

È importante in questo caso aiutare il figlio stesso a risolvere i problemi, agendo da modello per indurre il bambino a imitare i genitori e risolvere le situazioni in modo riflessivo e con dei buoni piani d’azione.

Se non è possibile agire sugli antecedenti, possiamo agire sulle conseguenze, in altre parole su ciò che viene dopo il comportamento, in particolare utilizzando le strategie comportamentali del rinforzo e della punizione. Si dice rinforzo un evento che, quando compare immediatamente dopo un comportamento, induce l’aumento della frequenza di quel comportamento o la probabilità della sua comparsa; è qualcosa di piacevole e desiderato per il bambino come ad esempio un mazzo di figurine, la possibilità di scegliere un’attività da svolgere insieme od un rinforzo verbale come “bravo, hai svolto con impegno i compiti”, etc. Si definisce invece punizione un evento che, quando presentato immediatamente dopo un comportamento, ne provoca la diminuzione in termini di frequenza; è una conseguenza spiacevole per il bambino, come allontanarlo per un momento dall’attività di gioco, togliergli la possibilità di utilizzare il telefono per qualche giorno, etc.

Affinché il rinforzo funzioni in modo adeguato è opportuno:

  • che il bambino sia attento a noi e a quello che gli stiamo dicendo
  • nominare esattamente che cosa stiamo rinforzando (non “bravo” MA “bravo che mi hai aiutato a preparare la tavola!”). Attenzione a quello che diciamo, “hai visto che quando vuoi sei bravo?!” non è un rinforzo, bensì un “rimprovero di rimbalzo”
  • rinforzare subito dopo l’emissione del comportamento o comunque appena possibile
  • se si tratta di un comportamento raro, inizialmente è importante rinforzarlo tutte le volte che compare.

È importante porre attenzione ai comportamenti inadeguati, in quanto non sono tutti uguali. Vi sono i comportamenti disturbanti, quei comportamenti che hanno l’obiettivo solitamente di infastidire, attirare l’attenzione, disturbare, farci cambiare idea (capricci, pianti, urla…). Un esempio può essere il bambino che davanti al “no, non ti compro le figurine” della mamma, inizia a piangere ed urlare. In questo caso la strategia migliore è ignorare sistematicamente il comportamento, che solitamente aumenta di intensità, per poi diminuire in seguito.

Nel caso di comportamenti dannosi, come fare male intenzionalmente a qualcuno o insultare qualcuno e comportamenti di evitamento di responsabilità, è possibile usare altre tecniche:

  • Costo della risposta: ogni azione negativa ha un costo in termini di privilegi, ogni volta che il bambino si comporta in maniera inadeguata perde la possibilità di usufruire di oggetti o situazioni per lui gradevoli (es. non utilizza la play station per 3 giorni). È importante che ci sia relazione tra la punizione e la gravità dell’azione compiuta dal bambino, che la “sanzione” sia proporzionata e che venga mantenuta per tutta la durata prevista (se abbiamo deciso che non utilizza la play station per 3 giorni rimangono 3 giorni anche se si comporta bene per altri motivi in quei giorni, non vi sono quindi “sconti di pena”); il genitore deve agire con fermezza e non con aggressività; ai bambini deve essere chiaro il motivo della punizione ed è importante infine dare indicazioni su come comportarsi in maniera adeguata.
  • Time out: la procedura prevede di far sedere il bambino su una sedia, in silenzio e tranquillo, per alcuni minuti (da 2 a 5) senza che si impegni in nessuna attività. Questa procedura è utile per interrompere la sequenza di comportamenti inadeguati.

Prima di utilizzare queste tecniche di punizione, è importante avvertire almeno una volta il bambino circa la conseguenza del suo comportamento e renderlo consapevole che, se non interrompe l’azione, andrà incontro ad una punizione.

Ci preme sottolineare che la strada elettiva è sempre il rinforzo di comportamenti adeguati, soprattutto quelli che si presentano poco frequentemente. È fondamentale, inoltre, impegnarsi nell’insegnare al proprio figlio condotte corrette che magari ancora non fanno parte del loro repertorio, assicurandosi di premiare tutto il loro sforzo nel migliorare, anche quando avviene solo per piccoli passi.

E quando le cose non vanno come vorremmo? Sicuramente è importante non demordere, valorizzare i piccoli passi e i piccoli cambiamenti che sono stati raggiunti e tenere sempre ben vividi i nostri valori che ci guidano nel nostro ruolo da genitore, ricordandoci che tipo di genitore vogliamo essere per i nostri figli.

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