Con-dividere: dividere con qualcuno così che ognuno abbia un pezzetto. Questo è il significato comune di questa parola. Ho sempre trovato interessante come, in realtà, in campo educativo, la con-divisione abbia a che fare con l’operazione inversa, ovvero la moltiplicazione. Quando si mette in comune qualcosa, un “caso”, come si suol dire, si moltiplicano i punti di vista, le prospettive, le idee progettuali, le ipotesi di soluzione di un problema. Ogni membro della rete non ha più lo sguardo solo sulla sua parte, ma ha la possibilità di vedere il tutto. Questo è indubbiamente una grande e imprescindibile risorsa per poter gestire al meglio ciò che si presenta.

Spesso, infatti, un gruppo di lavoro è chiamato a intervenire in situazioni difficili, dalle quali pare non esserci via d’uscita e si spendono ore di riunione senza arrivare a capo di nulla…fino a quando, quasi come un’intuizione o una sfida, si prova a cambiare prospettiva, a cambiare punto di vista, a percorrere un altro sentiero. Proprio come quando in montagna si vede, dopo una curva , il rifugio abbarbicato su una roccia impervia e ci si chiede come si farà ad arrivarci…poi basta cambiare prospettiva, fare un’altra curva, e si intravede un sentiero, magari non tracciato benissimo, ma comunque percorribile e, anche se con il fiato un po’ corto, si arriva al rifugio, proprio salendo su quella roccia che, da un’altra prospettiva, sembrava irraggiungibile.

Con il termine “gruppo di lavoro” intendo certamente l’équipe di un servizio o, più nello specifico, il collega con il quale quotidianamente si lavora, ma anche tutti coloro che  collaborano nell’intervento educativo. Nel nostro servizio, per esempio, fanno parte del lavoro di rete anche gli specialisti, i genitori, i docenti, un eventuale supporto a domicilio del quale usufruisce il ragazzo e, infine, ma non per importanza, il ragazzo stesso.

La rete funziona come una squadra: serve fiducia reciproca e un obiettivo comune.

L’atto primo di fiducia è quello nella compattezza educativa della rete: ciò che si decide insieme si porta avanti con coerenza. L’obiettivo primo è quello di sostenere il ragazzo affinché raggiunga il maggior grado di autonomia possibile, rafforzando così anche la propria autostima.

Il percorso per raggiungere tale obiettivo lo si definisce insieme, condividendo le varie prospettive e i diversi punti di vista e individuando, insieme, le strategie educative da mettere in atto alle quali tutti i membri della rete devono attenersi, in una sorta di patto educativo e di corresponsabilità.

Responsabilità è un’altra parola molto indicativa del lavoro di rete. Spesso la chiediamo ai ragazzi, ma tutti dovremmo farcene carico. La respons-abilità è l’abilità, cioè la capacità di dare risposte a ciò che abbiamo davanti. Nel lavoro di rete ciò a cui ogni membro è posto di fronte è la situazione educativa contingente, da un lato, e l’obiettivo comune dall’altro, dove siamo e dove vogliamo arrivare, insomma. La responsabilità di ognuno è fare il possibile, nel ruolo che ha, per raggiungere l’obiettivo.

Più le maglie della rete sono strette (ovvero più gli interventi sono intrecciati, più si condivide) maggiore è la possibilità che la pesca sia buona (ovvero che si raggiunga l’obiettivo prefissato).

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