Ogni individuo, a partire da qualsiasi condizione e in ogni età, può intraprendere un percorso di miglioramento.”

 

Reuven Feurestein

 

 

Reuven Feuerstein, nato in Romania nel 1921 da genitori ebrei, trascorse a Bucarest infanzia e adolescenza.

Durante la Seconda guerra mondiale, Feuerstein insegnava in una scuola per i figli dei deportati di Auschwitz; fu arrestato nel 1944 e internato in un campo di concentramento, da cui fuggì in modo rocambolesco, per poi imbarcarsi verso Israele, dove poi si occupò dei bambini scampati alla persecuzione nazista. A contatto con questi, che certo non avevano goduto di condizioni di vita ed occasioni di apprendimento tipiche, prese corpo la formulazione della modificabilità cognitiva strutturale. Feurestein si chiedeva quale forza permettesse ai bambini di dimenticare il dramma, di tornare a giocare. Di fronte a questi ragazzi maturò la convinzione che l’uomo è in grado di auto-modificarsi in modo significativo.

Dopo anni di studi, il prof. Feuerstein elaborò la teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale, secondo la quale è possibile, ad ogni età, riattivare i processi di apprendimento, sviluppare le proprie potenzialità cognitive e rendere manifeste le risorse inespresse. Attraverso il metodo basato su tale teoria, infatti, si acquisiscono competenze e strategie che rendono l’individuo maggiormente flessibile nell’affrontare le situazioni che si presentano nei diversi contesti di vita quotidiana. Tutto questo è possibile perché l’organismo umano è un sistema aperto, caratterizzato da grande plasticità e modificabilità.

Il metodo Feurestein si caratterizza come uno dei primi approcci metacognitivi apparsi in ambito educativo e riabilitativo, in quanto il suo focus è imparare ad imparare.

In questo processo, il ruolo del mediatore è centrale: è attraverso la sua mediazione, che il soggetto sviluppa abilità cognitive e metacognitive, aumentando la propria autonomia e la fiducia in se stesso ed implementando il livello di autoefficacia. Questa figura è sempre un applicatore P.A.S (Programma di Arricchimento Strumentale), che ha acquisito una formazione tecnica specifica come Trainer.

Esistono, all’interno del metodo Feuerstein, diversi sistemi applicativi:

  • PAS BASIC, strutturato nel I e II livello, applicabile dai 5 anni ai 7, o in caso di gravi difficoltà cognitive;
  • PAS STANDARD, strutturato nel I, II e III livello, applicabile a partire dagli 8 anni in poi.

All’interno di questi sistemi applicativi ci sono vari strumenti organizzati in diverse attività carta-matita, orientati allo sviluppo di specifiche funzioni cognitive. Questi esercizi non hanno riferimenti diretti ai contenuti disciplinari, ma permettono al mediatore di stimolare una riflessione metacognitiva. Nella relazione educativa, il mediatore non fornisce risposte, ma indirizza e orienta all’analisi dei processi di pensiero messi in atto durante la risoluzione dei problemi: la consapevolezza metacognitiva del proprio modo di apprendere avvia all’autonomia di pensiero.

Il metodo Feuerstein può essere un valido strumento per potenziare le risorse cognitive di ragazzi con Sindrome di Down o altri deficit cognitivi, ragazzi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, ADHD o disturbi percettivi, studenti con persistenti difficoltà linguistiche e/o logico-matematiche, studenti con bisogno di rafforzare sia l’autostima, sia alcuni prerequisiti necessari all’apprendimento.

I benefici di questo metodo sono diversi:

  • Aumento dei tempi di attenzione
  • Aumento dell’autostima e dell’autoconsapevolezza
  • Miglioramento delle strategie di problem solving
  • Aumento della flessibilità
  • Maggior controllo del comportamento
  • Conoscenza e migliore gestione delle emozioni
  • Riduzione dell’impulsività
  • Aumento del vocabolario e dell’eloquio verbale
  • Aumento delle abilità di pianificazione e di organizzazione

Il prof. Feurestein si è spento a Gerusalemme nel 2014, lasciando una grande eredità a chi si occupa di apprendimento, educazione, psicologia e pedagogia. Ci piace concludere questo articolo richiamando queste sue parole: “I cromosomi non hanno l’ultima parola”!

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